Maurizio ha dieci anni e non vede l'ora che comincino le vacanze. Per lui l'estate significa
stare dai nonni a Crabas: lì ogni anno ritrova Franco e Giulio fratelli di biglie di
ginocchia sbucciate e caccia alle libellule e domina con loro un piccolo universo retto da
legami che sembrano destinati a durare per sempre. Ma nell'estate del 1986 qualcosa di
imprevedibile incrinerà la loro infanzia e mostrerà a tutti adulti e ragazzi quanto possa
essere fragile il granito delle identità collettive. Basta un prete venuto da fuori a fondare
una nuova parrocchia per portare una scintilla di fanatico antagonismo dove prima c'erano solo
fratellanze. In quella crepa della comunità l'estraneo può assumere qualunque volto persino i
capelli rossi di un inseparabile compagno di giochi. In questo racconto insieme comico e
profondo la penna inconfondibile di Michela Murgia ci regala una storia di formazione in cui
il protagonista scopre - insieme al lettore - cosa significa dire "oi". "Non era un pronome
come negli altri posti ma la cittadinanza di una patria tacita dove tutto il tempo si
declinava così al presente plurale".