Claudia è solitaria ma sicura di sé stravagante si veste da uomo. Francesco è acceso e
frenato da una fede dogmatica e al tempo stesso incerta. Lei lo provoca: lo sai che tua madre e
mio padre sono amanti? Ma negli occhi di quel ragazzo remissivo intravede una scintilla in cui
si riconosce. Da quel momento non si lasciano più. A Claudia però la provincia sta stretta
fugge appena può prima Londra poi Milano e infine Berlino la capitale europea della
trasgressione Francesco resta fermo e scava dentro di sé. Diventano adulti insieme in un
gioco simbiotico di allontanamento e rincorsa in cui finiscono sempre per ritrovarsi. Mario
Desiati mette in scena le mille complessità di una generazione irregolare fluida sradicata:
la sua. Quella di chi oggi ha quarant'anni e non ha avuto paura di cercare lontano da casa il
proprio posto nel mondo di chi si è sentito davvero un cittadino d'Europa. Con una scrittura
poetica ma urticante capace di grande tenerezza dopo "Candore" torna a raccontare le mille
forme che può assumere il desiderio quando viene lasciato libero di manifestarsi. Senza timore
di toccare le corde del romanticismo senza pudore nell'indagare i dettagli più ruvidi
dell'istinto e dei corpi interroga il sesso e lo rivela per quello che è: una delle tante
posture inventate dagli esseri umani per cercare di essere felici. «A volte si leggono romanzi
solo per sapere che qualcuno ci è già passato». Claudia entra nella vita di Francesco in una
mattina di sole nell'atrio della scuola: è una folgorazione la nascita di un desiderio tutto
nuovo che è soprattutto desiderio di vita. Cresceranno insieme bisticciando come l'acqua e il
fuoco divergenti e inquieti. Lei spavalda capelli rossi e cravatta sempre in fuga lui
schivo ma bruciato dalla curiosità erotica. Sono due spatriati irregolari o semplicemente
giovani. Un romanzo sull'appartenenza e l'accettazione di sé sulle amicizie tenaci su una
generazione che ha guardato lontano per trovarsi.