In un castello della Maremma toscana vicino alla Bolgheri di Giosuè Carducci arriva un venerdì
di giugno del 1895 l'ingombrante e baffuto Pellegrino Artusi. Lo precede la fama del suo
celebre La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene il brioso e colto manuale di cucina
primo del genere con cui ha inventato la tradizione gastronomica italiana. Ma quella di gran
cuoco è una notorietà che non gli giova del tutto al castello dove dimora la famiglia del
barone Romualdo Bonaiuti gruppo tenacemente dedito al nulla. La formano i due figli maschi
Gaddo dilettante poeta che spera sempre di incontrare Carducci e Lapo cacciatore di servette
e contadine la figlia Cecilia di talento ma piegata a occupazioni donnesche la vecchia
baronessa Speranza che vigila su tutto dalla sua sedia a rotelle la dama di compagnia che
vorrebbe solo essere invisibile e le due cugine zitelle. In più la numerosa servitù su cui
spiccano la geniale cuoca il maggiordomo Teodoro e l'altera e procace cameriera Agatina.
Contemporaneamente al cuoco letterato è giunto al castello il signor Ciceri un fotografo: cosa
sia venuto a fare al castello non è ben chiaro come in verità anche l'Artusi. In questo umano
e un po' sospetto entourage piomba gelido il delitto. Teodoro è trovato avvelenato e poco dopo
una schioppettata ferisce gravemente il barone Romualdo. I sospetti seguono la strada più
semplice verso la povera Agatina. Sarà Pellegrino Artusi a dare al delegato di polizia le
dritte per ritrovare la pista giusta.