Un sabato con gli amici è il romanzo più sorprendente di Camilleri pubblicato per la prima
volta da Mondadori nel 2009. Non è un giallo. Anche se l'ingombro di un cadavere non manca con
gli interrogativi che pone in margine a un finto quanto torbido tentativo di ricatto. E
neppure difetta il non giallo di una forte tensione narrativa: subito inaugurata in copertina
da quel segnale d'allarme dato dalla virgola del titolo che rende quanto meno ambigua se non
micidiale la qualifica di amicizia. Il romanzo è spietato. Per esso Camilleri ha dismesso gli
estri umoristici e i colori del vigatese. Il non riscattabile teatro degli orrori gli ha
imposto un italiano asciutto: veloce affilato e freddo addirittura raggelante. Volutamente
imprecisata è l'ubicazione della storia. La città non ha nome. È astratta da ogni referenza. È
solo il luogo della composizione in un variare di interni borghesi (completati da una
garçonnière condivisa) di un susseguirsi di dialoghi come in scene di teatro: con scarne
didascalie che rendono agevole il transito al racconto. Sono sei gli amici: tre uomini e tre
donne in carriera. Hanno trascorso insieme gli anni di liceo e università. Formano adesso una
comitiva esclusiva rinsaldata da un lussuriare sostenuto dal cinismo e dall'ipocrisia oltre
che da un convulso ricambio di letti che disegna un puzzle da ricomporre e continuamente
aggiornare. La viziosità ha derive di depravazione profondamente segnata com'è da infanzie
violate o da traumi mai seppelliti. Gli amici si danno un appuntamento settimanale. È la
rimpatriata del sabato sera. Per una volta coinvolgono nel rito un compagno da tempo dato per
disperso. L'ospite è scomodo socialmente diverso. È gay dichiarato e comunista. Non ha soldi.
Deve arrangiarsi. E soprattutto detiene fotografie pesantemente compromettenti per un
componente del sodalizio. Viene trovato morto. Era caduto accidentalmente sporgendosi ubriaco
dal parapetto del terrazzo si convenne. Il provvido tonfo aveva liberato la trista brigata
chiusa e refrattaria che indisturbata poteva continuare a ravvolgersi su sé stessa. Ma chi
aveva dato la spinta se spinta c'era stata?