All'inizio è tutto un gioco innocente dell'immaginazione. Nenè ha undici anni. La cugina Angela
ne ha tredici. Sperimentano insieme le prurigini di una recita a turno ora da medico ora da
infermiera. Interviene il confessore a rivelare a Nenè l'impudicizia del peccato. Il racconto è
di una levità che non porta scandalo ai sensi. E prepara da lontano mitologicamente dopo la
verifica a quattordici anni del corpo nudo dell'Angelica ariostesca illustrato da Doré su
quello palpabile di Angela l'«imbarco» di Nenè per Citera: per l'isola di Afrodite dea della
sensualità. Lo svezzamento la «prima crociera» è opera di una vedova. Questa carta di
navigazione questa progressiva iniziazione sessuale porta Nenè a baciare finalmente «la terra
promissa». Nonostante non abbia ancora compiuto i diciotto anni con uno stratagemma lui
insieme a due compagni di liceo nel 1942 mentre infuria la guerra è ammesso a frequentare
per un giorno la settimana di lunedì che è giorno di riposo e di chiusura al pubblico la
Pensione Eva: una villetta una casa di piacere. La Pensione Eva sorge a Vigàta in un luogo
archeologicamente mitico là dove in tempi lontani si erano succeduti un tempio greco un
tempio romano una «chiesuzza per i marinari e i navicanti». E da questo «loco eletto» un
giorno le ospiti della Pensione salgono a bordo (a loro volta fuor di metafora e come in
controcanto) di una nave militare tedesca per portare consolazione conforto e caritatevole
lenimento contro l'«orrore» ai soldati talmente sconciati dalle ferite che le dame in divisa
fascista prese dallo «scuncertu» si sono rifiutate di visitare. Nascono storie d'amore nella
Pensione che è una finestra aperta sul mondo. Fa «capire qualichi cosa di lu munnu». Educa
alla vita. Ed è piacevolmente visitata da una prodigalità di racconti stupefacenti: visionari
talvolta e anche ilaro-cavallereschi su base ariostesca o comunque toccati dalla corda pazza.
I racconti germinano prodigiosi ingolosiscono e sono subito incorporati nella costruzione del
romanzo. Arriva il 1943. Sbarcano gli alleati. La Pensione Eva è ridotta a un mucchio di
macerie. Nenè è in compagnia dell'amico Ciccio. I due si accomodano in mezzo ai detriti. Nenè
chiede a Ciccio una sigaretta che è la prima della sua vita. Sta festeggiando i suoi
diciott'anni. Chiude così una stagione con un nuovo rito di passaggio. La Pensione Eva è un
amarcord: «una vacanza narrativa» che Camilleri ha regalato a se stesso e ai propri lettori
«nell'imminenza» dei suoi «ottanta anni».